I TACCHI A SPILLO? ITALIANI E PERFETTI CON L’ALLUMINIO.

Forse non tutti sanno che i tacchi a spillo sono nati in Italia e che è stato proprio l’alluminio il materiale individuato per renderli perfetti e resistenti. 

Dal 1953, anno in cui è stato inventato, il tacco a spillo è simbolo di seduzione ed eleganza, che non teme il rincorrersi delle mode e continua ad occupare un posto nel cuore e nel guardaroba delle donne di tutto il mondo. Ma non tutti sanno che il tacco a spillo è nato per l’esattezza a Vigevano, in provincia di Pavia.

Ha un posto nel guardaroba, dunque, ma anche in un museo, il Museo della Calzatura di Vigevano che a questo intramontabile accessorio dedica una particolare attenzione.

La scarpa con tacco a spillo ha finora avuto due vite, per questo motivo anche nel museo si possono distinguere due sezioni: il tacco a spillo in Italia, e in particolare a Vigevano nei primi anni ’50 del ‘900, e la contemporanea nascita, sempre a Vigevano dell’industria meccano-calzaturiera, che tanta importanza ha avuto per sua la diffusione..

La prima parte si riferisce al periodo degli anni ’50-’60 dello scorso secolo.

Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale Christian Dior inventa il “new look”, costituito da abiti molto femminili e sofisticati, che necessitavano di calzature adeguate. Viene pertanto ideato dai grandi stilisti dell’epoca un innovativo tacco esile e slanciato, che però pone un problema molto pratico: essendo in legno, a causa dell’esiguo diametro si spezza facilmente.

Il problema viene brillantemente risolto dai calzaturieri vigevanesi che alla XVI Mostra Mercato Internazionale delle Calzature di Vigevano, nel gennaio del 1953, presentano scarpe con tacco con la metà superiore in legno e la base d’appoggio in alluminio, molto più resistente, alto tra gli 80 ed i 100 millimetri, con un sopratacco da 8 millimetri.

Il primo prototipo di questo tacco è esposto in Museo. Le principali ditte cittadine, come L’Invitta di Re Marcello, Caimar-Cesare Martinoli, Erco, Gino Aldrovandi, Brunis Barbavara, Waltea, Panvi, Gildo Comelli, i f.lli Pampuri, con la collaborazione del modellista bolognese Luciano Volta e dei Tacchifici di Molinella ed Elite di Legnano, iniziano una produzione di alta qualità e grande quantità che viene ben presto conosciuta in tutto il mondo.

Nel decennio ‘50/’60, sempre a Vigevano, vengono prodotti fino a 21 milioni di paia di scarpe all’anno, molte della quali con tacco a spillo e quasi tutte destinate all’esportazione: Vigevano diventa la capitale mondiale della calzatura. Alcuni marchi italiani e francesi in quegli anni si cimentano nelle calzature con tacco a spillo: Salvatore Ferragamo a Firenze, che calza le dive di Hollywood (prima fra tutte Marylin Monroe) e le donne più famose del pianeta.

Nella seconda metà degli anni ’60 del ‘900 la scarpa con tacco a spillo vive un momento di declino che dura fino agli inizi degli anni ’80, quando, la moda recupera i vecchi principi di fascino, sfarzo e seduzione dei primi anni ’60. Rinasce il tacco a spillo: tacchi fino a 15 cm., decorazioni, linee slanciate, materiali avveniristici, tutto concorre a rendere sempre più il tacco a spillo un oggetto di desiderio per le donne e di feticismo per gli uomini. Ogni grande marchio italiano o straniero si è cimentato in questa realizzazione.