L’ITALIA DEI RIFIUTI AD UN PASSO DAL CAMBIAMENTO

Pochi giorni dopo i decreti sulla Legge Madia per i Servizi Pubblici e l’istituzione dell’Autorità dei Rifiuti, il GREEN BOOK 2016 fotografa la situazione: oltre 1.000 gestioni ancora in economia, ritardo nella definizione degli Ambiti Territoriali, grandi differenze con il resto dell’UE e pochissime gare per gli affidamenti.

Siamo pronti per il Pacchetto UE Circular Economy?

Comunicato stampa di Utilitlia.

Il sistema di gestione dell’igiene ambientale, in Italia, potrebbe subire  cambiamenti significativi con  i provvedimenti dei giorni scorsi legati alla Legge Madia e l’eventuale l’attribuzione delle competenze di regolazione in materia di rifiuti all’Autorità per l’Energia.

Specialmente ora che il “pacchetto di misure sull’economia circolare”, varato dalla Commissione Europea, spinge a  rafforzare la competitività stimolando una crescita economica sostenibile.

A fotografare la situazione italiana ad oggi, ha provveduto la Fondazione Utilitatis che – con la collaborazione scientifica della Cassa Depositi e prestiti – ha realizzato l’edizione 2016 del GREEN BOOK, presentato oggi a Roma.

Dall’analisi dei bilanci dei gestori dei rifiuti, dei bandi di gara degli enti locali, dei sistemi gestionali adottati in altri Paesi e dei dati sulla raccolta differenziata e sulle normative vigenti, emerge chiaro il bisogno di una accelerazione industriale del settore, ispirata a modelli di eccellenza che testimoniano con i numeri la propria efficienza.

La gestione del servizio rifiuti.

Il settore è troppo frammentato. Attualmente sono 463 le società che svolgono il servizio di igiene urbana.
Il 4% degli operatori genera il 40% del fatturato, che si attesta sui 10,5 miliardi di euro.
Di queste società il 55% è di proprietà interamente pubblica; il 27% è rappresentato da società miste pubblico-private e il restante 18 % da società interamente private. Il 15% degli operatori, prevalentemente di piccole e piccolissime dimensioni, ha fatturati in perdita.
A questi numeri devono essere aggiunte oltre 1000 gestioni dirette da parte dei Comuni, il 55% dei quali al Sud.

Gli Ambiti Territoriali Ottimali e la nuova Autorità di regolazione.

Stando ai dati del Green Book gli Ambiti Territoriali Ottimali ad oggi individuati dalle Regioni sono 67, con differenze di abitanti serviti tra il nord e il sud. Quattro regioni e una provincia non hanno ancora adempiuto all’obbligo di individuare gli Enti di Governo degli Ambiti (EGATO) ed è incompleta – in oltre la metà delle regioni – l’adesione dei Comuni agli ambiti individuati. L’introduzione di un’Autorità di regolazione, legata alle recenti deleghe alla Legge Madia, potrebbe  fornire un impulso al  processo di definizione dei sistemi di controllo e di regolazione, fondamentali per l’industrializzazione del settore

Gli investimenti e le gare per l’affidamento del servizio.

Nel quinquennio 2011-2015 sono stati investiti circa 2 miliardi di euro, a fronte di un fabbisogno notevolmente superiore. Il fabbisogno di investimenti effettivo – per i prossimi 5 anni – è infatti tra i e i 6 e i 7 miliardi di euro, con esigenze più urgenti per i mezzi e le attrezzature per la raccolta differenziata e gli impianti di selezione e valorizzazione delle materie prime-seconde (2 miliardi) e per gli impianti di trattamento della frazione organica (1,5 miliardi).
Tra i principali elementi di criticità per gli investimenti: il rischio sociale (legato al basso consenso intorno alla costruzione di impianti), la difficoltà a valutare il flusso di rifiuti da trattare (anche a causa del quadro normativo nazionale e locale in fase di consolidamento) e infine l’assenza di un sistema tariffario omogeneo.

I rifiuti nel resto d’Europa.

È l’analisi dei modelli di gestione e organizzazione del ciclo dei rifiuti adottati in Germania, Paesi Bassi, Svezia, Austria, Danimarca, Francia, Regno Unito e Spagna, che ha consentito al GREEN BOOK di elencare il comune denominatore di servizi efficienti, cui l’Italia deve puntare.
I Paesi che hanno conseguito i risultati migliori hanno combinato: strategie di riciclo e recupero energetico, minimizzazione dello smaltimento in discarica, strumenti regolatori e strumenti economici. In altre parole: processo industriale, imposte, tariffe ed un organismo di controllo e di sanzionamento.

Le tariffe in Italia.

Una disamina della TARI e dell’articolazione delle tariffe applicate agli utenti su un campione di popolazione complessiva di oltre 17,5 milioni di abitanti (Comuni capoluogo) dimostra che una famiglia tipo (3 componenti in 100 metri quadri) nel 2015 ha speso mediamente 215 euro se residente in un Comune sotto i 50.000 abitanti e 321 euro se residente in un Comune con popolazione superiore a 200.000 abitanti.
I Comuni, per il servizio di igiene urbana, hanno speso in media circa 175 euro per abitante, con una variabilità molto elevata  in funzione della dimensione territoriale: 133 euro per abitante  nei piccoli comuni e 243 euro per i comuni oltre i 200 mila abitanti.

Il parere del vicepresidente UTILITALIA, Filippo Brandolini:

“Servono politiche nazionali che consentano di effettuare gli investimenti necessari, un sistema di finanziamento autonomo, stabile, improntato al rispetto del principio “chi inquina paga” e regole certe,  che obblighino le aziende,  con un corretto sistema di premi e penalità, a rendere più efficiente la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti e a garantire ai cittadini e alle città servizi migliori. Il percorso deve essere quello che ha permesso negli anni di migliorare la continuità del servizio negli altri servizi a rete. In tal senso l’introduzione di un’Autorità nazionale è fondamentale. L’esperienza ci dimostra che gli Stati membri che hanno conseguito i risultati migliori nella gestione dei rifiuti hanno adottato un mix equilibrato di strumenti. È il giusto mix che ha consentito ai paesi più avanzati di scoraggiare l’uso di beni ambientalmente non  sostenibili, responsabilizzando i produttori; di  stimolare i cittadini alla raccolta differenziata attraverso politiche di tariffazione puntuale e incentivi; di rendere più convenienti per gli Enti locali le attività di raccolta differenziata e recupero. Gli elementi cui ispirarsi, insomma, ci sono”