STATI GENERALI DELL’ECONOMIA, LA PROPOSTA GREEN DI LEGAMBIENTE AL GOVERNO

Rilanciare l’economia e dare gambe al green new deal.

Tre i pacchetti di intervento proposti al premier Giuseppe Conte da Legambiente sui quali indirizzare i soldi del Recovery Plan: semplificazione, opere pubbliche e mobilità sostenibile.

Per Legambiente, infatti, bisogna prevedere interventi normativi che puntino alle semplificazioni per combattere la burocrazia o i tappi che bloccano gli investimenti green, dare il via ad opere davvero utili e prioritarie per il Paese e per le grandi città investendo anche sulla mobilità intermodale. Azioni indispensabili per rilanciare in chiave sostenibile e ambientale il Paese, duramente colpito dal coronavirus, per recuperare i ritardi sugli impegni presi sul clima, per ridurre le disuguaglianze e puntare davvero su un’economia decarbonizzata e circolare.

Si tratta di 33 proposte suddivise in tre grandi campi di intervento: semplificazione delle procedure con 12 proposte per accelerare gli investimenti; rilancio dell’economia con fondi già stanziati da politiche nazionali e su cui indirizzare le risorse del Green Deal europeo, per un totale di 12 interventi; sblocco di risorse e di provvedimenti ministeriali in stallo con 9 interventi in campi diversi e strategici che vanno dalla mobilità (sblocco del “buono mobilità” per le famiglie contenuto nel Decreto clima, delle risorse per le piste ciclabili della Legge di Bilancio 2020), per la riqualificazione del patrimonio edilizio (Legge Bilancio 2020), per la realizzazione delle foreste urbane (Decreto clima) fino allo sblocco delle risorse per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (Legge Realacci).

170 opere prioritarie e “veramente utili”

Si tratta di opere grandi, medie o piccole, suddivise per Regione e per tipologia di intervento –  messa in sicurezza, bonifica, trasporti, infrastrutture  – che consentirebbero agli italiani di vivere meglio. Queste 170 grandi opere pubbliche utili permetterebbero di risolvere 11 emergenze nazionali che attendono una risposta concreta e non solo dichiarazioni di buone intenzioni.

Tra le 170 opere veramente necessarie al Paese, c’è ad esempio la bonifica delle falde delle province di Vicenza, Padova e Verona dai Pfas per garantire l’acqua potabile, la messa in sicurezza della falda acquifera inquinata del Gran Sasso in Abruzzo, la bonifica della Valle del Sacco nel Lazio, in Calabria i 129 comuni in infrazione europea per la mancata e cattiva depurazione, il porto di Gioia Tauro senza collegamento ferroviario, la diga sul Metrano ancora incompiuta. In Veneto un quarto degli interventi ritenuti urgenti nel 2010 per la mitigazione del rischio idrogeologico è ancora da cantierare. In Campania, pur essendoci finanziamenti disponibili, i Comuni non riescono a individuare i siti e realizzare gli impianti per trattare l’organico differenziato necessari per chiudere il ciclo dei rifiuti. La linea ferroviaria Pontremolese che collega Parma con La Spezia passando per la Toscana è per il 50% a binario unico, nonostante rappresenti un pezzo potenziale del corridoio Tirreno-Brennero. Roma aspetta, da oltre vent’anni, l’avvio dei lavori per gli ultimi 10 chilometri dell’anello ferroviario. Il nodo ferroviario di Genova tra crisi aziendali e attese giudiziarie è un cantiere infinito. Naturalmente, c’è Taranto e la bonifica di vaste aree a carico del pubblico di cui non è dato conoscere ancora “il quando e il come” degli interventi da effettuare.

Mobilità

Nell’ultimo rapporto Pendolaria Legambiente ricorda che nelle aree urbane spicca il maggior ritardo infrastrutturale italiano rispetto ai Paesi europei. Ad esempio la nostra dotazione di linee metropolitane si ferma a 247,2 chilometri (in 7 città in cui vivono circa 15 milioni di persone), lontano dai valori del Regno Unito (oltre 672 km), della Germania (649,8) e della Spagna (609,7). Il totale di chilometri di metropolitane italiane è inferiore o paragonabile a quello di singole città europee come Madrid (291,3 km), Londra (464,2 km) o Parigi (221,5 km). I dati Istat raccontano che 25,8 milioni di persone (il 42% della popolazione nazionale) vivono nelle 16 principali aree metropolitane e conurbazioni italiane, dove si registra la quota prevalente degli spostamenti delle persone e dove il tasso di auto di proprietà è tra i più alti al mondo: 70,7 veicoli ogni 100 abitanti. Ma non basta disporre di linee metropolitane, occorre anche che i treni metropolitani passino con la giusta frequenza, per garantire un’offerta di qualità. E poi occorre potenziare la sharing mobility e raddoppiare le piste ciclabili.

I vantaggi economici

Legambiente ha poi ribadito al premier che se il Paese decidesse di mettere in pratica questa ricetta andrebbe incontro ad importanti vantaggi economici. Ad esempio, con i cantieri per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio si metterebbero in moto investimenti, tra diretti e indiretti, per quasi 9 miliardi di euro all’anno con 430 mila occupati e con risparmi in bolletta per le famiglie pari a circa 620 euro all’anno. Scegliendo la strada di una progettazione di qualità e di veri controlli ambientali si potrebbero cancellare le tante procedure di infrazione europee aperte contro il nostro Paese (in questo momento sono 19 quelle ambientali), che ci hanno costretto in questi anni a pagare oltre 500 milioni di euro di multe per inquinamento e ritardi.

A presentare le proposte dell’associazione a Conte sono stati il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e il vicepresidente Edoardo Zanchini. “Con questo incontro – spiega Ciafani –  abbiamo voluto indicare nuovamente al premier Conte e al suo esecutivo quella che è la giusta strada da seguire per un rilancio del Paese. Il decennio che si è aperto sarà cruciale sotto molti aspetti e soprattutto sotto il profilo ambientale. È ora di passare dalle parole ai fatti e di mettere a fuoco davvero le priorità su cui ripartire lavorando sui ritardi accumulati, come quelli sulle rinnovabili, recependo subito la direttiva europea sulle comunità energetiche. L’ambiente non può essere considerato un’appendice, ma deve essere visto e pensato come un architrave trasversale per sostenere la ripartenza del Paese”.

via Repubblica.it