PAPA FRANCESCO: MALTRATTARE LA NATURA E’ UN PECCATO DA ESPIARE

Maltrattare la natura è un peccato e come tale deve essere confessato e richiede conversione e gesti riparatori.

Come riporta oggi 1 settembre 2016 il quotidiano La Repubblica, nel messaggio diffuso  in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, Papa Francesco paragona il mea culpa sui temi ambientali ad altre storiche ammissioni di colpa della Chiesa: “Nel 2000, anch’esso anno giubilare – ricorda Bergoglio – il mio predecessore san Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici a fare ammenda per l’intolleranza religiosa passata e presente, così come per le ingiustizie commesse verso gli ebrei, le donne, i popoli indigeni, gli immigrati, i poveri e i nascituri”. Stavolta, aggiunge il Papa, il Giubileo della misericordia deve diventare occasione per pentirsi “del male che stiamo facendo alla nostra casa comune”, ricordando che “quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani”.

Come ha fatto nella Laudato si’, la sua enciclica ambientale, il pontefice non si rivolge in realtà solo ai fedeli ma cerca un dialogo “con ogni persona che abita questo pianeta”. A partire dalle altre confessioni cristiane, che sui temi ecologici stanno vivendo uno slancio ecumenico fino a condividere proprio la festività del primo settembre, nata nella tradizione ortodossa, mutuata dal cattolicesimo e istituzionalizzata nel 2015 per volontà di Francesco, con il rito culminante del vespro che il Papa guida anche oggi nella basilica di San Pietro.

Nel suo messaggio, Bergoglio invoca da ciascuno un “esame di coscienza” e un “fermo proposito di cambiare vita”: “Non possiamo arrenderci – scrive – o essere indifferenti alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocate dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici”. Ricorda che i cattolici devono rispondere in confessionale dei “peccati contro la creazione”. Devono risponderne – sottolinea il Papa – come singoli “ormai assuefatti a stili di vita indotti sia da una malintesa cultura del benessere sia da un desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno”, ma anche come “partecipi di un sistema che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura”.

Ma dopo la presa di coscienza, Francesco invoca una risposta concreta che, come per gli altri peccati per i quali viene concessa l’indulgenza giubilare, passa dalle opere di misericordia. Si tratta dell’elenco canonico composto da sette iniziative corporali – tra le quali dare da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, visitare infermi e carcerati, seppellire i defunti – e altre sette di natura spirituale, tra le quali consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare i molesti. Ma Bergoglio segna una novità rispetto alla tradizione: “Mi permetto – scrive nel messaggio – di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune”. Ed elenca “atteggiamenti e comportamenti concreti” da rispettare.

Per i singoli individui, si tratta di fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone. Per gli uomini di potere, invece, l’indicazione è più impegnativa: “L’economia e la politica, la società e la cultura – scrive il Papa – non possono essere dominate da una mentalità del breve termine e dalla ricerca di un immediato ritorno finanziario o elettorale. Esse devono invece essere urgentemente riorientate verso il bene comune, che comprende la sostenibilità e la cura del creato”

Ai governanti Francesco ricorda che “hanno il dovere di rispettare gli impegni” assunti con l’accordo di Parigi del 2015, mentre alle imprese il pontefice ribadisce che “devono fare responsabilmente la loro parte, e tocca ai cittadini esigere che questo avvenga, anzi che si miri a obiettivi sempre più ambiziosi”. Con un’attenzione particolare per il “debito ecologico” tra il Nord e il Sud del mondo: “La sua restituzione – ricorda Bergoglio – richiederebbe di prendersi cura dell’ambiente dei Paesi più poveri, fornendo loro risorse finanziarie e assistenza tecnica che li aiutino a gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici e a promuovere losviluppo sostenibile”. Anche perché i mutamenti climatici “contribuiscono alla straziante crisi dei migranti forzati” e “i poveri del mondo, che pure sono i meno responsabili di quei cambiamenti, sono i più vulnerabili e già ne subiscono gli effetti”.